Interventi
09 June 2019

Whirlpool, non serve minacciare. Meglio realizzare subito le Zes

Non basta fare la voce grossa, se serve solo a minacciare Whirlpool con la richiesta di restituire i finanziamenti ricevuti o, peggio, con la revoca degli ammortizzatori sociali oggi attivi in alcuni stabilimenti del gruppo. La prima minaccia, per quanto giusta, è di per sé assai debole, dato che parliamo di un onere modesto per

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Non basta fare la voce grossa, se serve solo a minacciare Whirlpool con la richiesta di restituire i finanziamenti ricevuti o, peggio, con la revoca degli ammortizzatori sociali oggi attivi in alcuni stabilimenti del gruppo. La prima minaccia, per quanto giusta, è di per sé assai debole, dato che parliamo di un onere modesto per una multinazionale come Whirlpool con ampie capacità finanziarie. La seconda è paradossale, perché arrecherebbe un danno enorme ai lavoratori del gruppo più che all’azienda, e per fortuna che qualcuno deve aver segnalato il problema inducendo l’improvvido Ministro dello sviluppo economico a lasciarla cadere.

Per difendere gli interessi dei lavoratori di Napoli e le prospettive produttive dello stabilimento campano serve piuttosto avere idee chiare sulla situazione del settore degli elettrodomestici e sulle strategie imprenditoriali, magari dandosi la pena di monitorare seriamente l’evoluzione delle vertenze che gravano sul Ministero.

Il fatto è che la decisione della Whirlpool di cedere lo stabilimento di via Argine si inserisce in un quadro di difficoltà che la multinazionale sta incontrando da tempo nell’insieme dei mercati europei, dove non è riuscita, al contrario di altri produttori, a cogliere le opportunità offerte dalla ripresa dei consumi degli ultimi due-tre anni. Nel settore degli elettrodomestici, ancor più che in altri, il tema di fondo per imprese insediate in Italia e in Europa è quello di un riposizionamento strategico verso produzioni a elevato contenuto tecnologico e valore aggiunto. Si tratta di puntare su quei segmenti di mercato di più alta gamma che sono meno aggredibili dalla agguerrita concorrenza delle imprese dei Paesi emergenti che basano la propria competitività su vantaggi di costo, in particolare in termini di salari e di condizioni di lavoro. Quindi innovazione tecnologica, prodotti che riducano l’impatto ambientale del loro uso (consumo di energia, inquinamento, ecc.), combinazione tra elettrodomestici e arredamento che faccia leva sul gusto italiano, diversificazione della produzione verso settori merceologicamente confinanti e ad avanzata tecnologia.

E’ su questi terreni che si gioca il futuro di Whirlpool nel nostro Paese e quello dello stesso stabilimento napoletano, dove non a caso l’azienda si era impegnata a fare investimenti di rinnovamento della gamma di lavatrici prodotte. E’ questa la situazione che il Ministero avrebbe dovuto monitorare attentamente, e non lo ha fatto, per prevenire possibili decisioni traumatiche da parte della multinazionale americana. La quale a sua volta sembra aver abbandonato il suo tradizionale modello di relazioni industriali, basato sull’informazione e la discussione con lavoratori e sindacati, in favore di un approccio duro e inflessibile che punta a determinare fatti compiuti. Un atteggiamento che colpisce prima di tutto i lavoratori e la comunità locale e che non è neanche quello che serve per affrontare le sfide dell’innovazione per le quali bisognerebbe invece fare leva proprio sul capitale umano a disposizione dell’azienda.

Sta ora al Governo, nel prossimo incontro convocato per la settimana che si apre al Ministero dello sviluppo economico, presentarsi con una strategia negoziale consapevole dei termini della questione. Si tratta di sfidare la Whirlpool ad aprire una interlocuzione costruttiva che metta a fuoco, nel confronto con Governo e sindacati, i temi della strategia aziendale verso un mercato in trasformazione e verso un territorio che non può subire una perdita di 430 posti di lavoro nel settore industriale. Lo strumento di pressione per indurre la multinazionale a raccogliere la sfida non può consistere solo nella minaccia di revoca dei finanziamenti ma deve mettere sul piatto il rapporto complessivo della Whirlpool con il sistema Paese e con le istituzioni nazionali e locali che lo rappresentano. Ricordando sempre che il radicamento in Italia è per la multinazionale americana di importanza strategica in quanto è in Italia che hanno sede tutte le sue funzioni direttive per l’area europea, oltre a componenti fondamentali del suo sistema produttivo.

Un rapporto quello tra Whirlpool e istituzioni che deve prevedere, oltre alla chiarezza delle relazioni finanziarie, anche la creazione di un contesto favorevole allo sviluppo delle attività di impresa. E questo significa, per il sito di Napoli, mettere sul tavolo da parte del Governo italiano la carta della Zona economica speciale, di cui è ora di accelerare finalmente il decollo in termini di investimenti su infrastrutture e logistica e di semplificazioni e incentivi. Insomma, è giunto il momento in cui il Ministro dello sviluppo economico si renda conto che le parole lasciano il tempo che trovano: quello che conta alla fine sono solo i fatti.

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