Interventi
29 March 2020

Una soluzione, nei giorni del virus, per i lavoratori e per i precari

Come aiutare subito le persone che vedono crollare il proprio reddito a causa della fermata delle attività produttive che è oggi indispensabile per contrastare l’epidemia? E’ urgente riuscire a farlo prima di tutto per tamponare ferite che si aprono nella vita quotidiana di tante famiglie, con il loro carico di angoscia, come ci hanno ricordato

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Come aiutare subito le persone che vedono crollare il proprio reddito a causa della fermata delle attività produttive che è oggi indispensabile per contrastare l’epidemia? E’ urgente riuscire a farlo prima di tutto per tamponare ferite che si aprono nella vita quotidiana di tante famiglie, con il loro carico di angoscia, come ci hanno ricordato ieri su queste colonne Carlo Borgomeo, Maurizio De Giovanni e Nicola Saldutti. E anche per prevenire il rischio che quelle ferite per alcuni si trasformino in rabbia, esponendoli – e le parole di allarme pronunciate dal Sindaco di Palermo ce lo segnalano – alla presa della criminalità organizzata sulla pelle loro e di tutti i cittadini onesti.

Gli strumenti da mettere in campo devono rispondere a due situazioni distinte (ben evidenziate con i dati Istat da Emanuele Imperiali sul Corriere del Mezzogiorno di venerdì): quella dei lavoratori dipendenti e autonomi che hanno visto ridotto, anche in misura drastica, il proprio reddito ma sono incardinati in attività produttive o professionali sospese ma non chiuse; quella dei lavoratori precari che hanno visto semplicemente cancellate le proprie occasioni di lavoro. 

Per i primi si tratta di garantire un accesso rapido e senza barriere alle integrazioni di reddito previste dal decreto legge del 17 marzo: eliminare la norma “rubinetto” per la quale raggiunto il limite di stanziamento previsto non si accettano ulteriori domande e prevedere invece fin d’ora le modalità del necessario rifinanziamento; estendere l’indennità per gli autonomi anche a quelli iscritti alle Casse professionali (non solo a quelli delle gestioni INPS); disporre che per tutti sia l’INPS a erogare i trattamenti – Cassa integrazione ordinaria, Cassa in deroga, indennità per gli autonomi – in via diretta e al momento stesso del recepimento della domanda, spostando a una fase successiva all’emergenza sanitaria la verifica dei requisiti necessari, accompagnata da sanzioni rafforzate e immediatamente esecutive in caso di abuso.

Per quei lavoratori che hanno perso il lavoro e che hanno accesso all’indennità di disoccupazione (la cosiddetta NASPI) il problema è anche qui quello di accelerare la corresponsione dell’idennità saltando le verifiche ex ante dei requisiti e rinviandole a dopo l’emergenza sanitaria. 

Più complicata è la situazione di quei lavoratori, per esempio i cosiddetti intermittenti (presenti in vari settori, dalla ristorazione alla distribuzione commerciale, dal turismo alle consegne a domicilio), che spesso non hanno accesso all’indennità di disoccupazione. In questo caso, si può prevedere una specifica indennità da richiedere presentando all’INPS un’autodichiarazione riguardo alla cessazione del lavoro, che sarà poi verificata ex post dallo stesso INPS tramite incrocio dei dati in suo possesso.

Vi è infine la situazione in cui si trovano quei lavoratori del sommerso per i quali sono venute meno le attività in cui erano impiegati. La strada da percorrere in questo caso è quella della richiesta di Reddito di cittadinanza. Altre volte ho segnalato che si tratta di una misura impostata all’origine in modo sbagliato, separando nei fatti l’erogazione del reddito dal piano di reinserimento sociale e lavorativo che dovrebbe essere elaborato dai servizi sociali del Comune di residenza. Oggi però, nell’emergenza in cui ci troviamo, non si può che applicare la norma nella sua forma attuale perché è prioritario assicurare un sostegno a quanti dovessero farne richiesta. In prospettiva, superata l’emergenza, andrà corretta nel senso di prevedere che, per poter usufruire del reddito, è necessario che prima sia definito operativamente dai servizi sociali insieme con il beneficiario il suo piano di reinserimento. Il che significa che i servizi sociali dei Comuni dovranno svolgere il ruolo chiave per il buon funzionamento della misura e andranno quindi molto rafforzati, problema che finora non è stato affrontato. Comunque, l’adesione oggi a questo percorso da parte di quanti per la crisi non trovano più occupazione nel sommerso può diventare l’occasione per cercare di stabilizzare via via la loro emersione.

 Quelle indicate sono misure da applicare su tutto il territorio nazionale, ma è evidente come impattino in modo particolare sul Mezzogiorno, dove i margini delle persone e delle famiglie per sostenere questa fase di fermata delle attività produttive sono minori che al Centro-Nord. E’ importante però che siano le stesse misure da attuare a sostegno dei lavoratori dipendenti, autonomi, precari in tutto il nostro Paese. E’ un modo concreto per tradurre in azione l’esortazione forte di Papa Francesco: ci troviamo tutti sulla stessa barca, siamo chiamati a remare tutti insieme.

Articolo del 29 marzo 2020 per il Corriere del Mezzogiorno

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