Interventi
26 April 2022

Transizione verde, sicurezza energetica e ruolo del Sud

Mezzogiorno snodo energetico chiave per l’Italia e per l’Europa: una questione strategica per la transizione verde, la sicurezza energetica, la crescita produttiva e occupazionale, il ruolo dell’Unione Europea nel Mediterraneo.  E’ questo il tema al centro del Convegno organizzato a Napoli da Fondazione Merita e Fondazione Matching Energies (che gli autori di questo articolo rappresentano),

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Mezzogiorno snodo energetico chiave per l’Italia e per l’Europa: una questione strategica per la transizione verde, la sicurezza energetica, la crescita produttiva e occupazionale, il ruolo dell’Unione Europea nel Mediterraneo. 

E’ questo il tema al centro del Convegno organizzato a Napoli da Fondazione Merita e Fondazione Matching Energies (che gli autori di questo articolo rappresentano), come ulteriore tappa di un percorso di studio e approfondimento avviato due anni fa e mai interrotto. Un percorso nel quale i principali player industriali del settore si sono confrontati con le istituzioni e con le forze economiche e sociali del Paese alla ricerca della strada per realizzare insieme transizione ecologica e sicurezza energetica. E se questi temi costituivano già il filo conduttore degli incontri precedenti, la drammatica situazione che la guerra in Ucraina ha determinato li rende oggi di una urgenza ineludibile.

A Napoli i vertici di Enel, Eni, Italgas, Snam, Terna, in dialogo con il Ministero degli Esteri, hanno discusso del ruolo centrale del Mezzogiorno come piattaforma di sviluppo delle energie rinnovabili, di ricerca e sperimentazione sull’idrogeno, di interconnessione dell’Europa con le sponde Sud ed Est del Mediterraneo sia sul versante elettrico che su quello del gas naturale. Tutti campi nei quali i loro piani industriali prevedono quote consistenti di investimenti destinate proprio al Meridione d’Italia.

Per un verso, nel Sud – per le sue caratteristiche naturali – è già oggi localizzato il grosso dei progetti di installazione di impianti da fonti rinnovabili (sole, acqua, vento), che in prospettiva possono dar luogo a una produzione di energia in grado di ridurre in misura significativa il ricorso ai combustili fossili nella generazione elettrica. A patto però che venga snellito il complesso iter dei permessi che negli ultimi tre anni ha bloccato i progetti, rallentando lo sviluppo delle rinnovabili in misura incompatibile con i tempi della transizione verde e oggi con quelli della sicurezza energetica del Paese. 

Per altro verso, tenendo conto che il gas svolge un ruolo essenziale per la transizione energetica – in quanto riduce le emissioni di CO2 sostituendo petrolio e carbone in una serie di usi industriali e di trasporto pesante e marittimo – è vitale per l’Italia e per l’Europa potenziare in tempi rapidi le infrastrutture di approvvigionamento, diversificandone le fonti di fornitura. Stiamo parlando del potenziamento delle pipeline provenienti da Paesi diversi dalla Russia, della costruzione di impianti di rigassificazione del GNL, della ricerca e dell’estrazione in sicurezza del gas dai giacimenti italiani.

Così come sarà essenziale costruire nuove interconnessioni elettriche con la sponda Sud del Mediterraneo, dove vi sono notevoli potenzialità di sviluppo delle fonti rinnovabili, in particolare solare ed eolico.   

Si tratta di passaggi essenziali per la sicurezza e lo sviluppo sostenibile dell’Europa, che contribuirebbero a dare centralità al Mezzogiorno e renderebbero più forte l’Italia in sede politica e diplomatica nella ricostruzione di un assetto di pace e sicurezza internazionale. 

Di infrastrutture il Paese e il suo Meridione hanno bisogno: impianti di produzione di energia rinnovabile, interconnessioni elettriche, rigassificatori e potenziamento dei gasdotti. Ben vengano quindi le norme di accelerazione delle procedure autorizzative previste dal Governo per le opere del Piano di ripresa e resilienza e per quelle del Piano di transizione energetica. Ma non basta snellire le procedure: serve un passaggio politico consapevole alla cultura dello sviluppo sostenibile, che è il contrario della decrescita “infelice”, e al senso della responsabilità verso il bene comune, che è il contrario delle chiusure particolaristiche che hanno spesso bloccato investimenti essenziali. 

L’impegno in questa direzione della Fondazione Merita e della Fondazione Matching Energies – con la collaborazione del centro studi Srm – è pieno e aperto a tutte le collaborazioni possibili. E il colloquio inaugurato in tempi non sospetti con gli attori della politica energetica del Paese è messo a disposizione del dibattito pubblico e, ci auguriamo, delle soluzioni che si vorranno assumere.

Intervento di Claudio De Vincenti e Marco Zigon su il Sole 24 Ore del 26 Aprile 2022

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