Interventi
22 December 2019

Popolare di Bari, meglio tardi che mai ora le condizioni per una banca vera

Ben venga il commissariamento di Banca Popolare di Bari (BPB) da parte della Banca d’Italia, anche se sarebbe stato meglio fosse arrivato prima. E’ in ogni caso il primo passo necessario di un percorso che riporti la banca a una gestione secondo corrette regole di mercato: intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi a

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Ben venga il commissariamento di Banca Popolare di Bari (BPB) da parte della Banca d’Italia, anche se sarebbe stato meglio fosse arrivato prima. E’ in ogni caso il primo passo necessario di un percorso che riporti la banca a una gestione secondo corrette regole di mercato: intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi a garanzia dei correntisti, pulizia del bilancio dalle perdite accumulate per anni, trasformazione quanto prima della Popolare in Società per Azioni, intervento nel capitale di Banca del Mezzogiorno – Mediocredito Centrale sulla base di un piano industriale di recupero di efficienza ed effettiva redditività. Dunque, meglio tardi che mai.

Già a inizio 2018 sono ormai chiare le conseguenze negative derivanti dalla inefficiente gestione operativa, dal peso dei crediti deteriorati e dalla resistenza opposta da BPB alla trasformazione in SpA, che compromette la ricapitalizzazione più volte chiesta dalla Vigilanza di Banca d’Italia dal momento che “la raccolta di mezzi patrimoniali sul mercato” nell’ammontare necessario a un intermediario delle dimensioni della Popolare di Bari “è ostacolata dallo status di società cooperativa e dal principio del voto capitario” (documento Banca d’Italia del 16 dicembre). Nel corso del 2018 la situazione aziendale si deteriora sempre più e “i coefficienti patrimoniali diminuiscono al di sotto dei valori target fissati dalla Vigilanza”. Il 2019 vede approfondirsi lo squilibrio reddituale e l’emergere di “gravi perdite patrimoniali” che rendono la situazione insostenibile. 

Era perciò diventato ormai urgente evitare che un crollo della fiducia nei confronti della banca la portasse al vero e proprio collasso, con costi ancor più elevati e pesanti effetti negativi sull’economia del territorio di riferimento (Puglia ma anche Basilicata e Abruzzo). Il commissariamento è appunto il passo necessario a evitare il dissesto dell’istituto di credito. A sua volta, l’intervento del Fondo interbancario nelle dimesioni che sono in questi giorni all’attenzione dei suoi organi direttivi, riporta i coeffienti patrimoniali in linea con le soglie regolamentari. La combinazione delle due misure è in grado di garantire la continuità operativa della banca nei confronti di famiglie e imprese, riportando nell’immediato sotto controllo la situazione. 

In prospettiva servirà un ulteriore consistente aumento di capitale, per il quale sono state create le condizioni dal Governo con il decreto che dispone il rafforzamento patrimoniale per 900 milioni di euro di Banca del Mezzogiorno – Mediocredito Centrale (istituto di proprietà di Invitalia). Ora, due condizioni decisive devono essere rispettate affinché l’ingresso di Banca del Mezzogiorno nel capitale di BPB non si scontri con la normativa europea in materia di aiuti di Stato (normativa molto opportuna per garantire un corretto utilizzo delle risorse pubbliche). La prima è che Banca del Mezzogiorno non debba farsi carico delle perdite pregresse di BPB. La seconda è che l’operazione avvenga secondo criteri e condizioni di mercato, coinvolgendo quindi anche azionisti privati a fronte di un piano industriale credibile che ricostituisca rapidamente condizioni di redditività positiva della gestione. Quindi l’ingresso di Banca del Mezzogiorno dovrà coincidere con la trasformazione della Popolare di Bari in una Società per Azioni aperta al capitale di investitori privati e libera dalle perdite accumulate in passato.

Banca del Mezzogiorno azionista di riferimento, non azionista unico, della banca che vedrà la luce dalla trasformazione di BPB in Società per Azioni. Ma per fare cosa? Si è parlato in questi giorni di una banca d’investimento per il Sud, una terminologia in realtà piuttosto fuorviante. Una banca d’investimento è una banca che cura prevalentemente operazioni societarie e di gestione degli strumenti finanziari. Ciò di cui invece c’è bisogno, da parte della banca che nascerà dalla trasformazione di BPB, è che svolga finalmente bene le sue funzioni di banca di credito a breve, medio e lungo termine. 

Ed è a questo riguardo che l’ingresso di Banca del Mezzogiorno – che sta promuovendo proprio il credito a medio e lungo termine per le imprese del Sud – può dare l’impulso necessario. Costruendo così un soggetto che, in concorrenza con altre grandi banche operanti nel Meridione come Banca Intesa e Unicredit, arricchisca il tessuto creditizio a sostegno dell’attività produttiva e di investimento delle imprese.

In tal caso, ex malo (la crisi della Popolare di Bari) bonum (la nascita di una banca che rafforzi il sistema creditizio al servizio del tessuto produttivo meridionale). Con questa speranza desidero fare ai lettori i miei auguri per le prossime festività, in attesa di ritrovarci con il nuovo anno.

Articolo del 22 dicembre 2019 per il Corriere del Mezzogiorno

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