Interventi
14 March 2021

Nel Meridione servono pubbliche amministrazioni efficienti

Il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”, firmato mercoledì scorso dal Governo Draghi con i sindacati confederali, è un passo avanti che, puntando sul coinvolgimento attivo di quei dipendenti pubblici che vivono con impegno il loro ruolo, può far cambiare pelle finalmente alle Pubbliche Amministrazioni italiane. Con effetti positivi per il

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Il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”, firmato mercoledì scorso dal Governo Draghi con i sindacati confederali, è un passo avanti che, puntando sul coinvolgimento attivo di quei dipendenti pubblici che vivono con impegno il loro ruolo, può far cambiare pelle finalmente alle Pubbliche Amministrazioni italiane. Con effetti positivi per il Paese e soprattutto per il Mezzogiorno.

Molto dipende però dalla capacità di Governo e sindacati di sviluppare coerentemente le intenzioni dichiarate nel Patto: rinnovi contrattuali in un quadro normativo più flessibile, combinato con valutazione e valorizzazione delle competenze e della produttività, formazione e riorganizzazione del lavoro, disciplina dello smart working. Se ci riusciranno, la ripresa accelerata dei concorsi e delle assunzioni annunciata dal ministro Brunetta, urgente per reclutare le professionalità tecniche necessarie a dare gambe al Recovery Plan, potrà costituire l’occasione per avviare il rinnovamento delle troppe strutture pubbliche inefficienti e lontane dai cittadini.

E’, questa, una partita di importanza decisiva per il Mezzogiorno: Pubbliche Amministrazioni più efficienti di quelle attuali sono indispensabili per creare le condizioni amministrative che sblocchino gli investimenti pubblici e per fornire ai cittadini meridionali l’insieme di servizi necessario a curare le tante sofferenze sociali e a sostenere l’attività produttiva di imprese e lavoratori. In troppi casi questo oggi non avviene, nonostante il numero di dipendenti delle amministrazioni regionali e locali in rapporto alla popolazione non sia inferiore rispetto al Centro-Nord (Banca d’Italia, Rapporto sulle economie regionali, 2020).

C’è allora da disegnare la transizione dall’attuale cattiva allocazione delle risorse lavorative e di bilancio nelle amministrazioni meridionali a quella necessaria per produrre i servizi di cui i cittadini hanno bisogno, e per questo servirà attivare una fase di investimenti e di reclutamento delle professionalità necessarie. E’ un problema che andrà affrontato evitando di alimentare le posizioni di rendita di una parte del ceto politico e amministrativo per sostenere invece sindaci, amministratori e dipendenti che operano per fornire i servizi alle loro comunità. 

Serve qui ricostruire un corretto rapporto tra programmazione di bilancio nazionale e responsabilità delle amministrazioni locali. Ci aiuta al riguardo un recente saggio di Evangelista, Porcelli e Zanardi (pubblicato nell’ambito di uno studio dell’Università Ca’ Foscari), che analizza le differenze tra i Comuni italiani nella probabilità di incorrere in una situazione di criticità finanziaria. Tre i risultati principali dell’analisi: non si riscontra una relazione tra l’aumentata frequenza di tali criticità e i tagli degli ultimi anni nei trasferimenti a favore dei Comuni; piuttosto, quanto maggiore è il grado di inefficienza di un Comune nella fornitura di servizi ai cittadini tanto maggiore è la sua probabilità di incorrere in difficoltà finanziarie; così come emerge una relazione altrettanto chiara tra insufficienza dei trasferimenti perequativi rispetto ai fabbisogni standard e possibili criticità di bilancio del Comune.

In sintesi, è ora di avanzare più rapidamente verso il corretto finanziamento dei Comuni in base ai fabbisogni standard, ma è anche ora di accrescere la loro efficienza nella produzione di servizi per la popolazione. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), combinato con il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e con un percorso di attuazione del regionalismo diverso dall’autonomia differenziata, è l’occasione per affrontare anche questo nodo decisivo per il futuro del Mezzogiorno.

Si tratta di definire per ogni Comune, come ho già argomentato in questa rubrica, un programma di attivazione dei servizi che mancano e di loro progressivo ampliamento: con risorse del PNRR andranno finanziati gli investimenti in immobili e attrezzature necessari per la fornitura dei servizi; con il piano di reclutamento coerente con il Patto si potranno assumere le professionalità corrispondenti; e con obiettivi di servizio, che lo Stato finanzi accompagnandoli con vincolo di destinazione delle risorse, si dovrà portare gradualmente ogni Comune verso il raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni. Con l’avvertenza, decisiva per premiare gli amministratori che fanno realmente gli interessi delle loro comunità, che il Comune potrà “tirare” sugli stanziamenti statali solo via via che attiverà realmente i servizi e raggiungerà gli obiettivi stabiliti.

Non di finanziamenti indistinti che alimentano le rendite ha bisogno il Mezzogiorno, ma di risorse mirate a sostenere quei sindaci e quei dipendenti pubblici che vivono il proprio ruolo come vero impegno al servizio dei cittadini.

Articolo del 14 marzo 2021 per il Corriere del Mezzogiorno

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