Interventi
08 September 2019

Il Meridione al centro dell’agenda dopo quattordici mesi di assenza

Un mese sull’ottovolante quello che è passato tra la rubrica di domenica 4 agosto e la riapertura settembrina di oggi. Dal Governo giallo-verde, paralizzato nella funzione di rampa di lancio per l’ascesa del leader leghista, al Governo giallo-rosso, che mette insieme due parti politiche a lungo contrapposte e in cui alla fine ha prevalso –

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Un mese sull’ottovolante quello che è passato tra la rubrica di domenica 4 agosto e la riapertura settembrina di oggi. Dal Governo giallo-verde, paralizzato nella funzione di rampa di lancio per l’ascesa del leader leghista, al Governo giallo-rosso, che mette insieme due parti politiche a lungo contrapposte e in cui alla fine ha prevalso – almeno per ora – una apertura di credito reciproca. Dal clima di cupa evocazione di pulsioni aggressive e xenofobe all’aspirazione, speriamo davvero condivisa, a superare la stagione dell’odio. Dall’isolazionismo sterile contro tutto e contro tutti alla riapertura di interlocuzione politica con i partner europei e la comunità internazionale.

Le premesse con cui ricomincia la stagione politica sono dunque migliori di quelle con cui si era arrivati alla “pausa” estiva (che poi non c’è stata). Ora però deve seguire un cambiamento sostanziale di orientamento strategico e di politica economica per rimettere in moto il Paese e ridare speranze alla società italiana, superando i dubbi e le perplessità che i sondaggi rilevano. E per riportare la questione meridionale – dopo 14 mesi di rimozione – al centro dell’agenda di Governo. Naturalmente, le persone contano e da questo punto di vista tra le premesse positive è giusto annoverare anche la qualità, ben superiore rispetto ai precedenti, dei nuovi titolari di alcuni dicasteri, a cominciare da quello per il Sud. Ma la partita si gioca soprattutto sui contenuti dell’azione governativa e sulla visione alla quale essi si ispirano.

E qui, come è già cronaca di questi giorni, arriveranno presto al pettine nodi fondamentali che per essere sciolti richiederanno un impegnativo lavoro di elaborazione. Sarà necessario un salto di qualità culturale delle forze che compongono la nuova maggioranza parlamentare e una inedita capacità di sintesi. In caso contrario, è elevato il rischio che le strade finiscano assai presto per divaricarsi. 

A cominciare dal tema ambientale, sul quale tutti – Partito Democratico, Movimento 5Stelle e Leu – mettono l’accento. Ma non a caso con modalità diverse: in particolare, mentre il PD parla di sviluppo, i 5Stelle fanno della tutela dell’ambiente un “assoluto” impermeabile alle ragioni della crescita. Sono due visioni al momento antitetiche: se allora si vogliono evitare compromessi al ribasso sui singoli problemi che andranno affrontati, sarà necessario – e tutt’altro che facile – elaborare una visione innovativa. Una visione che colga come è solo il lavoro dell’uomo – con la sua nervatura scientifica e tecnologica – che può produrre le condizioni per la tutela e la riproduzione dell’ambiente naturale. E che la strategia europea della decarbonizzazione, per avere successo, richiede investimenti decisivi su quelle infrastrutture – ferrovie, reti energetiche, reti idriche, impianti di chiusura del ciclo rifiuti – che riducono l’inquinamento e abbattono le emissioni di CO2. Infrastrutture di cui il Mezzogiorno ha urgente bisogno e che possono farne un’area trainante per l’intera economia italiana.

Quando poi si passerà ai provvedimenti di politica industriale, sarà necessario arrivare a condividere il valore dell’imprenditorialità e del lavoro competente, il valore del saper fare e saper innovare, il valore della vocazione internazionale del sistema produttivo italiano. E’ solo da qui che possono ritrovare slancio misure di sostegno agli investimenti delle imprese in innovazione e misure per la diffusione di imprenditorialità e lavoro quali fattori decisivi per la rinascita del nostro Meridione. Nonché l’impegno italiano nella elaborazione, insieme con l’Unione Europea, di accordi di libero scambio con le altre grandi aree economiche mondiali.

E se il PD dovrà cogliere più che in passato l’esigenza di curare gli ultimi, quanti rischiano di restare indietro, il M5S dovrà accettare che il reddito di cittadinanza ha bisogno di una profonda revisione, perché così come si è finora configurato sta determinando effetti di rarefazione dell’offerta di lavoro legale e di incentivo al lavoro nero. Il passo decisivo è che il reddito non possa essere erogato se non a chi ha aderito concretamente a un percorso di reinserimento definito dai servizi sociali dei Comuni. 

Sono solo alcuni esempi tra i molti possibili. Si porranno realmente i partiti della nuova maggioranza questo compito e riusciranno ad assolverlo? Come ha scritto qualche giorno fa su queste colonne il Direttore Enzo D’Errico, al momento “i dubbi prevalgono” ma “l’occasione esiste eccome”. Auguriamoci allora che ce la facciano, perché il nostro Paese ha urgente bisogno di ritrovare la strada della coesione sociale e della speranza fattiva. 

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