Interventi
27 September 2020

De Luca ed Emiliano, vittorie chiare. Ma adesso devono rinnovarsi

Il risultato delle elezioni regionali in Campania e Puglia ci consegna due vincitori chiari, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano. Il primo ha condotto la campagna elettorale in vantaggio costante, raccogliendo infine un consenso amplissimo. Il secondo ha saputo rimontare lo svantaggio di partenza e alla fine concludere in testa. Con loro ha vinto anche

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Il risultato delle elezioni regionali in Campania e Puglia ci consegna due vincitori chiari, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano. Il primo ha condotto la campagna elettorale in vantaggio costante, raccogliendo infine un consenso amplissimo. Il secondo ha saputo rimontare lo svantaggio di partenza e alla fine concludere in testa. Con loro ha vinto anche il Partito Democratico, ma con percentuali lontane da quelle raccolte dai due Presidenti e circondato da un coacervo di liste loro collegate che hanno intercettato interessi e spinte particolaristiche.  

Il quadro che emerge da un risultato pur così netto è un quadro complesso. A favore dei due Presidenti uscenti, come del resto per quelli di altre Regioni, ha sicuramente giocato – lo rilevava Sebastiano Maffettone su queste colonne giovedì scorso – la preoccupazione per la situazione sanitaria che ha spinto a “rinforzare l’autorità in carica”. Ma credo che questo non basti, come non basta in Veneto o in Liguria, a dar conto del risultato elettorale e che sia necessario riflettere sulle modalità con cui De Luca ed Emiliano hanno esercitato in questi anni il loro ruolo:  per un verso, ambedue hanno saputo interpretare, in modi diversi e in parte opposti, pulsioni profonde che percorrono le comunità da loro amministrate; per altro verso, ambedue hanno fatto ricorso a strumenti di ricerca del consenso basati sull’interlocuzione con singoli gruppi di interesse, spesso molto frammentati. 

Pulsioni profonde, dicevo. Di fronte alla perdita di coesione sociale, di valori e comportamenti condivisi, che le nostre comunità stanno vivendo ormai da anni, De Luca si è fatto carico dei sentimenti di spaesamento e di solitudine che ne derivano, scegliendo di dare voce all’esigenza di sicurezza e di ricompattamento con una direzione politico-istituzionale che potesse risultare premurosa del bene comune e severa verso le spinte centrifughe. Il dramma del Covid-19 ha esaltato la presa rassicurante di questa scelta, che però risale a molto prima e costituisce da tempo un tratto caratterizzante del politico De Luca.

All’opposto, di fronte a quella stessa perdita di coesione sociale, Emiliano ha scelto di fare proprie le espressioni di rabbia e rancore che ne derivano e che portano a difese individualistiche o a richieste di immediate e irrazionali palingenesi. Per quanto queste siano pulsioni destinate a lacerare il senso di appartenenza responsabile a una comunità, anch’esse percorrono la nostra società ed è giusto cercare in qualche modo di interpretarle. Nel farlo, però, Emiliano si è spinto più di una volta al limite della irresponsabilità istituzionale. Se ciononostante ha potuto alla fine colmare lo svantaggio elettorale di partenza lo deve a due fattori decisivi: la risposta sostanzialmente corretta alla pandemia, che ha riportato in primo piano il senso delle istituzioni, e l’impegno generoso dei tanti, a cominciare da Nichi Vendola, che hanno voluto comunque salvaguardare l’esperienza di governo regionale del Centrosinistra.

A queste due strade, peraltro così diverse, per interpretare le tensioni che percorrono le nostre comunità, si sono accompagnate modalità di ricerca del consenso basate troppo spesso sulla mera sommatoria di interessi particolari, invece che sulla costruzione di una strategia politica in grado di ricomporli entro una visione dell’interesse generale. Nella formazione delle liste e poi in campagna elettorale questo atteggiamento ha prodotto una scollatura vistosa tra dichiarazioni di principio e comportamenti di fatto. E questo non può non preoccupare in vista dei cinque anni di governo regionale che attendono i due Presidenti. 

Due vittorie quindi nette, ma che al momento lasciano irrisolto il problema di costruire una interazione matura e responsabile tra istituzioni e cittadini, in cui vengano recepite e valorizzate le tante energie costruttive della società civile meridionale affinché siano traino di fiducia e speranza per tutti, anche per chi teme di non farcela. Al Sud serve una strategia di sviluppo basata su un rapporto positivo e trasparente tra intervento pubblico e forze economiche e sociali del territorio. E’ una evoluzione che richiede un rinnovamento profondo della politica e delle amministrazioni regionali e locali del Mezzogiorno, così come un’azione forte di indirizzo, sollecitazione e coordinamento da parte del Governo nazionale.

Sta a Vincenzo De Luca e Michele Emiliano andar oltre i limiti delle loro esperienze passate e, come auguro loro, saper essere protagonisti di questo rinnovamento.

Articolo del 27 settembre 2020 per il Corriere del Mezzogiorno

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